« Lungi, su ‘l cielo chiaro, la sagoma di Francavilla, netta, agilissima, tra ‘l verde; più lungi sfumate molli caligini di viola… » scriveva Gabriele D’Annunzio nella poesia Canto Novo nel 1882.

Le origini di Francavilla al Mare, vicino Pescara, sono racchiuse nel suo stesso nome: “villa”, ovvero villaggio, e “franca”, cioè libera.

La comunità di pescatori e contadini, che in epoca longobarda costruirono il primo vero centro abitativo, era affrancata dalla condizione feudale e godette dell’esenzione dalle tasse per circa dodici anni.

La specificazione “al mare” sottolinea il forte legame tra la città e l’azzurro Adriatico sul quale la cittadina si specchia.

La zona era circondata da mura perimetrali con tre porte d’accesso, e difeso da dodici torri. 

Il porto ed il deposito per il sale, come anche la Fiera dell’assunzione concessa alla Terra di Francavilla, testimoniano una discreta agiatezza economica.

Intorno alla metà del XV secolo la città venne colpita dalla peste e poco dopo fu invasa e saccheggiata prima da Frate Monreale di Provenza, poi dal Conte di Lando.

Nel 1501 la località fu data in feudo a Costanza d’Avalos: da ducato divenne principato e passò al principe di Montesarchi.

Nel 1602 la famiglia dei Caracciolo, Marchesi di Volturara, l’acquistarono per 25.000 ducati.

 Sei anni dopo divenne proprietà di Di Palma ma alla metà del XVII secolo Francavilla ritornò sotto i D’Avalos fino alla fine del feudalesimo. 

Agli inizi del Settecento le fu conferito il titolo di “città”.

 

Francesco Paolo Michetti, trasferitosi nella cittadina adriatica da Chieti, creò attorno alla sua persona un vero e proprio cenacolo letterario ed artistico.

In un suo studio nella Marina prima, poi in un ex convento francescano, passato al demanio comunale e che acquistò nel 1883.

Nella fitta rete di amicizie e relazioni del pittore vi erano personalità prestigiose come: Gabriele D’Annunzio, Francesco Paolo Tosti, Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. 

Con loro condivise esperienze di vita e di pensiero, dando vita a un sodalizio che per lunghi anni ebbe, come punto di riferimento, il convento Michetti ed il suo celebre proprietario. 

Centro culturale di alto profilo, Francavilla balzò, in quest’ultimo scorcio di fine Ottocento e nei primi anni del Novecento, alla ribalta nazionale. 

Con la morte di Francesco Paolo Michetti (1929) si concluse, per la città e la sua regione di appartenenza, un’epoca irripetibile che ancor oggi continua a vivere nell’immaginario collettivo dei francavillesi e di tanti abruzzesi..

Definita la “Perla dell’Adriatico” per le sue spiagge limpide, la bellezza del mare, le ville e le numerose strutture a carattere turistico.

Questo breve ma florido momento di fermento culturale sfiorì con l’accendersi della seconda guerra mondiale, durante la quale Francavilla fu in massima parte rasa al suolo dai bombardieri anglo-americani e dalle mine dei tedeschi in ritirata.

Foto del Sig. Rocco Carbonetti

Oggi, dell’antica conformazione urbanistica del Paese Alto non rimangono che poche mura e sei torri medioevali: la Torre d’Argento conservata integralmente, la Torre Di Giovanni, ridotta a poco più di un rudere e la Torre Masci, il Torrione del 1570 e le due torri superstiti, Torre De Monte, e la Torre Rapinesi.

Nell’immediato dopoguerra Francavilla è stata ricostruita in forme moderne e si è notevolmente estesa lungo il litorale, specie verso Nord, fino a fondersi oggi con l’abitato di Pescara.

Ciò che resta dell’ antica Francavilla al Mare è la sua cultura, la sua gente, il mare, le bellissime spiagge, le colline, il buon cibo e la voglia di tornare grandi.

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